Incontro e proiezione
Dall'apporto agli sviluppi dell'Arte Povera e dell'arte internazionale di fine anni Sessanta, passando per l'attivismo politico, l'insegnamento più significativo che possiamo apprendere dall'opera e operato di Piero Gilardi, risiede nella vivacità con la quale ha saputo «portare la vita verso l'arte». Un sapere che ha dato forma a modelli di vita e di realtà dinamici e all'apparenza utopici, anticipando l'urgenza di prestare attenzione a temi cari alla nostra contemporaneità, quali l'ecologia, la biopolitica e le nuove tecnologie. L'artista, il teorico, l'attivista Piero Gilardi dal 2002 ha dedicato gran parte del suo tempo allo sviluppo di un progetto ambizioso, «il progetto di una vita», con «l'obiettivo politico di creare un "incubatore" di coscienza ecologica», uno spazio pubblico, un luogo d'incontro, di ricerca e di esperienze di laboratorio rivolte al dialogo tra arte e natura, biotecnologie ed ecologia. Nel 2008 prende vita il PAV - Parco Arte Vivente, un centro sperimentale d'arte contemporanea, «un ecosistema in grado di vivere ed evolvere» assieme alle diverse generazioni di pubblico che lo attraversano.
Proiezione del video NOI COME ANIMALI (Videography, post-production Andrea De Taddeo, PAV, Torino 2012).
Piero Gilardi con Noi come animali ha condotto i partecipanti in una giornata di riflessione e azione a partire dalla storia della nostra relazione con i co-abitanti del Pianeta. Le novità introdotte dalle nuove conoscenze scientifiche e dalle biotecnologie prefigurano oggi la possibilità di un’evoluzione in senso zoomorfologico, fino a contemplare quella fusione cognitiva tra individuo e specie animali che ha già trovato forma nel lavoro e nella ricerca di molti artisti. Quattro miliardi di anni fa nasceva inaspettata la vita sul pianeta Terra. Un miliardo di anni dopo i batteri monocellulari cominciarono ad aggregarsi in organismi pluricellulari e da quel momento hanno cominciato a svilupparsi, con un intrico di biforcazioni senza direzioni privilegiate, gli animali marini complessi. Trecentottanta milioni di anni fa gli animali acquatici hanno cominciato a vivere sulla terraferma e sei milioni di anni fa nasceva l’antenato della scimmia primate: dal suo ceppo almeno quattro famiglie diverse cominciarono a prendere le forme dell’odierno homo sapiens. Ma in tutto questo processo, governato dalla contingenza storica, le ibridazioni evolutive, hanno accumulato e incorporato insieme i caratteri originari e quelli nuovi. Per questo, indagando con gli odierni strumenti tecno-scientifici sulla nostra specie fino a livello molecolare, possiamo rintracciare la storia dell’originario e ontologico essere animale. In seguito alla discussione di tali presupposti, i partecipanti al workshop hanno progettato e realizzato maschere in gommapiuma con il fine di attivare un’azione collettiva di drammatizzazione allestita in un teatro d’ombra. La metodologia di lavoro del workshop Noi come animali ricalca un'animazione del 1985 che Gilardi ha condotto nel villaggio africano di Barsaloy con una tribù Samburu del Kenya. Come allora, anche al PAV gli animali sono stati media capaci di esprimere gioia, curiosità, affetto. Ma anche tristezza, timore, paura.
Proiezione del video LABIRINTICO ANTROPOCENE (produzione video: Gessica Caruso, Josè Loggia, PAV, Torino 2018).
Attorno al concetto di Antropocene da decine d’anni geologi, climatologi, filosofi, sociologi e artisti hanno sviluppato una ampia gamma di riflessioni e interpretazioni. Sul piano scientifico ormai non ci sono più dubbi, a parte quelli degli scienziati negazionisti a “libro paga” delle multinazionali, sono univoci e conclamati i sintomi del collasso dell’ambiente terrestre. Le cause e le responsabilità non vengono addebitate solo all’evidente voracità del capitalismo dell’ultimo secolo e mezzo, ma anche ontologicamente all’homo sapiens, piromane e colonizzatore. Certo è con il Capitalocene che ha iniziato a dispiegarsi tutta la forza distruttiva “geologica” - dunque equiparabile a quella dell’asteroide piombato sulla terra alla fine del Cretaceo - della classe sociale dominante alla guida dello sviluppo antropico distruttivo. La riflessione oggi corrente è che la crisi dell’antropocene genera anzitutto un conflitto politico combattuto - si dice da un centinaio di milioni di persone in tutto il mondo - per dare avvio a quel radicale cambiamento politico, sociale e culturale ineluttabilmente necessario per dare avvio al riequilibrio complessivo del sistema ambientale e geologico terrestre. Nel mondo odierno migliaia di formazioni politiche, movimenti transitori e comunità auto-organizzate lottano contro le strategie tecnocratiche ed estrattive del biocapitalismo e sperimentano concretamente delle prassi alternative all’insegna della decrescita e della conversione ecologica del modello di vita e di sviluppo. La struttura dell’installazione ambientale di Piero Gilardi propone un percorso labirintico, come è labirintica la percezione della crisi ambientale nell’opinione pubblica martellata da molteplici fattori di incertezza esistenziale - dal cambiamento climatico ai flussi migratori, dal terrorismo alle continue pratiche di guerra - e disorientata dalle retoriche manipolatorie dei media mainstream.
Enrico Carlo Bonanate nato a Torino nel 1977. Dirige il PAV – Parco Arte Vivente, Centro Sperimentale di Arte Contemporanea di Torino, ideato da Piero Gilardi. Attivo nell'associazione culturale PAV fin dalle origini, da sempre grande appassionato di arte contemporanea e di "mondo vegetale", nel 2015 decide di abbandonare definitivamente la carriera di avvocato amministrativista per lavorare con l'arte e la natura. Attualmente è anche segretario Generale della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi e membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris.