ANDREA STAID | ANTROPOLOGIA DELL'ABITARE


6 dicembre 2020, 11:00

Incontro a cura di Giorgio De Finis

Un privilegio per chi ha il denaro per affittarla o comprarla, la casa non è un diritto per tutti. Non dobbiamo dimenticare che anche in Europa per molti secoli la costruzione della propria casa procedeva di generazione in generazione e i passaggi fondamentali erano contraddistinti da importanti rituali. La perdita di contatto tra costruire e abitare ha reso difficile quel processo culturale che consisteva
nel rapporto reciproco tra identità e luoghi. I luoghi sono diventati “alienati” proprio come gli abitanti. Ed è nato il senso desolato delle periferie, l’omologazione delle prospettive, il somigliarsi di tutti i quartieri suburbani del mondo e con essi il senso di anonimia. Ma anche in Occidente si muovono pratiche di resistenza e resilienza nel campo dell’abitare, soprattutto negli spazi marginali. In questa lezione ricorderemo che in molte, se non in tutte, le metropoli ci sono case occupate, e che tanti sono i movimenti di lotta che si muovono per trovare soluzioni concrete per chi la casa non se la può permettere. Questo fenomeno però non è solamente una soluzione a un problema grave come l’assenza di un tetto, ma è anche una forma di liberazione sociale e di creazione di “welfare autogestito”, una produzione controculturale.
 
Andrea Staid è docente di Antropologia culturale e visuale presso la Naba, ricercatore presso Universidad de Granada, dirige per Meltemi la collana Biblioteca /Antropologia. Ha scritto: I dannati della metropoli, Gli arditi del popolo, Abitare illegale, Le nostre braccia, Senza Confini, Contro la gerarchia e il dominio, Disintegrati. I suoi libri sono tradotti in Grecia, Germania, Spagna e adottati in varie facoltà universitarie. Collabora con diverse testate giornalistiche tra le quali Il Tascabile, Left, A rivista.
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