PIANGIAMO PASOLINI




Il programma di Museo delle periferie per PPP Visionario. 50° Anniversario dall'omicidio di Pier Paolo Pasolini 2.11.1975 / 2.11.2025

culture.roma.it




PROGRAMMAZIONE RIF – MUSEO DELLE PERIFERIE


Martedì 28 ottobre

Aula Magna Palazzo Borghese, piazza Borghese

  

UNA E BINA

“Roma è la più bella città d’Italia. Ma è anche la più brutta”

Una giornata di Studio dedicata a Pier Paolo Pasolini in occasione dei cinquant’anni dalla morte violenta a cura di Museo delle periferie (Azienda Speciale Palaexpo) e Facoltà di Architettura di Sapienza Università di Roma. 

Così Pier Paolo Pasolini descriveva la sua città di adozione, una e bina, doppia, gemellare, amata e per altri versi duramente criticata. La città di Romolo e quella di Remo continuano a coesistere e a guardarsi in cagnesco? Quanto la Roma descritta da Pasolini, che non gli ha regalato i natali ma una prematura morte violenta, sopravvive a distanza di cinquant’anni? Cosa Pasolini non aveva previsto del suo sviluppo futuro?

 

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

ore 10

Saluti istituzionali 

Orazio Carpenzano, Preside Facoltà Architettura, ordinario di Composizione e Progettazione Urbana - Sapienza Università di Roma

Giorgio de Finis, ideatore e Direttore artistico Museo delle periferie - Azienda Speciale Palaexpo

Massimiliano Smeriglio, Assessore alla Cultura di Roma da confermare

 

ore 10.30

Stefano Catucci, Vicepreside Vicario Facoltà Architettura - Sapienza Università di Roma

Storia materiale della città

 

ore 11

Antonella Greco, già Professore Ordinario Facoltà Architettura - Sapienza Università di Roma

Pasolini. L’occhio sull’arte

 

ore 11.30

Francesco Careri, Professore Associato titolare del Laboratorio di Progettazione Architettura e Comunità Emergenti e del Corso di Arti Civiche - Università Roma Tre

Walkabout Pasolini

 

ore 12

Proiezione di “Cosa sono le nuvole” di Pier Poalo Pasolini (20’)

Emiliano Morreale, Professore Ordinario Facoltà Lettere e Filosofia – Sapienza Università di Roma e Susanna Nicchiarelli, regista

O straziante e meravigliosa bellezza del creato

 

Pausa pranzo

 

ore 15

Gianni Biondillo, architetto, saggista e scrittore

Il corpo della città

 

ore 15.30

Filippo La Porta, critico e saggista

Pasolini e la Città di Dio

 

ore 16

Valerio Mattioli, scrittore e curatore

La città invertita: periferia remoriana vs. borgata pasoliniana

 

ore 16.30

Gianluca Peluffo, Professore Associato Facoltà Architettura - Sapienza Università di Roma

e Architetto fondatore GianlucaPeluffo&Partners

Dialetto e Lingua. Architettura e spazio intermedio

 

ore 17

Maria Ida Gaeta, ideatrice e direttrice dal 2000 al 2022 della Casa delle Letterature e del Festival Internazionale Letterature di Roma, in dialogo con i poeti Alessandro Anil e Sacha Piersanti dell'associazione romana Zeugma, Casa della poesia

La città come destino poetico: memorie, tracce, luoghi

 

ore 17.30

Gaetano Lettieri, Professore Ordinario Facoltà Lettere e Filosofia – Sapienza Università di Roma  

Pasolini apocalittico

 

 

 

Mercoledì 29 ottobre 

Monumento a Pasolini, via dell'Idroscalo di Ostia 

 

ore 16

Ascanio Celestini | Appunti per uno stroligùt

Il 2 novembre del ’75, all’idroscalo di Ostia, il corpo di Pasolini viene ritrovato sulla sabbia. È un luogo che da allora è diventato una ferita e un simbolo, perché lì si interrompe la vita di un poeta che voleva raccontare tutto: la miseria e la bellezza, il popolo e il potere, l’innocenza e la violenza.

Pasolini guardava il mondo con occhi scandalosamente sinceri, capaci di cogliere la poesia nel fango e la tragedia dietro il luccichio della modernità. Voleva riconoscere e trascrivere quella “straziante bellezza del creato”.

Ascanio Celestini, che di voci e memorie si nutre da sempre, ha raccolto racconti, documenti, pezzi di storia per costruire il suo Museo Pasolini. Da lì riparte per accompagnarci in un incontro tra un tempo che sembra lontano e il presente che continua a ripetere le stesse domande.

Da questa soglia di periferia, da quei margini che Pasolini amava e raccontava, parte un viaggio che culminerà il 2 novembre all’Auditorium Parco della Musica con lo spettacolo Senza Pasolini. Accanto a Celestini, Marco Damilano, Gianluca Casadei, Germana Mastropasqua e Xavier Rebut intrecceranno pensieri e musica per continuare a dare vita a quel dialogo mai concluso con uno degli intellettuali più necessari del nostro tempo.


Ascanio Celestini, scrittore, attore e regista teatrale, è uno fra gli artisti più rappresentativi e riconosciuti del teatro di narrazione della seconda generazione, ha raccontato storie private e collettive per farle diventare parte della memoria di tutti. Intento a indagare le grandi piaghe della contemporaneità, il suo lavoro si basa su minuziose ricerche che si trasformano in spettacoli in cui diviene assoluto protagonista insieme alle sue parole fortemente evocative. È con Radio clandestina (2000) che ha iniziato il suo percorso di narratore confrontandosi con la tragedia dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Nel 2002, anno in cui ha ricevuto il premio speciale UBU, ha presentato Fabbrica (rappresentato anche all’estero), un affresco di storia italiana degli ultimi cinquant’anni vista attraverso la vita degli operai. Due anni dopo, ospitato alla Biennale di Venezia, ha rievocato, animato da ricordi familiari, la liberazione di Roma in Scemo di guerra. Roma, 4 giugno 1944. Nel 2006 è andato in scena Live. Appunti per un film sulla lotta di classe, uno spettacolo nel quale con ironia e tristezza ha portato in scena le esistenze assurde dei lavoratori precari, argomento su cui è tornato anche nel film documentario Parole sante (2007; libro e DVD pubblicato nel 2008) storia dei lavoratori di un call center. Dalla metà degli anni Duemila la sua attività, data anche la popolarità raggiunta, si è andata allargando a collaborazioni con giornali, radio e televisione; alla registrazione di un disco Parole sante (2007), e alla scrittura di libri (Lotta di classe, 2009; Io cammino in fila indiana, 2011). Nel 2010 ha girato il suo primo lungometraggio, La pecora nera (tratto dall’omonimo testo teatrale del 2005, pubblicato nel 2006 e poi nel 2011 con DVD) sulle condizioni di vita nei manicomi. Nel 2012 è andato in scena con Pro patria, sugli eroi del Risorgimento.




 

Sabato 1° novembre 

Piazza Tevere, Ponte Sisto


ore 16

"Un Coccodrillo per Pasolini" | Performance rituale di Lanfranco Aceti

a cura di Giorgio de Finis e Alessandro Melis in collaborazione con Tevereterno

Un Coccodrillo per Pasolini è una performance-rito che mette in scena, lungo la riva del Tevere, la contraddizione fra commemorazione pubblica e spettacolarizzazione del lutto. Ispirata e in dialogo con il poema di Pier Paolo Pasolini Il coccodrillo (1968), lazione rielabora lo sguardo pasoliniano sulla mercificazione del dolore e lo trasforma in un rito civile di accusa, memoria e possibile rinascita. Il dolore, con le lacrime da coccodrillo” versate sulla crisi imperante dellItalia e sulla sua riduzione delle persone a merce capitalistica, mette a nudo le crepe della società contemporanea. Allimbrunire una processione minima ma intensamente simbolica attraverserà le sponde del Tevere. Sei figure avanzano in formazione compatta: completamente vestite di nero, in tessuti lucenti e paillettes che intercettano la luce morente, con il capo velato. Il passo è lento, misurato; il tempo della marcia è quello del rito. Cinque figure femminili reggono ciascuna una icona, trattate come immagini votive di assenza. La sesta figura centrale sostiene, sopra un cuscino, un lacrimarium in vetro soffiato - un piccolo vaso delle lacrime, reliquia laica ispirata ai lacrimatoi antichi - simbolo della raccolta del dolore collettivo. Le performer intonano La Desolata del Coccodrillo, un canto in endecasillabi scritto da Lanfranco Aceti e costruito sul tono processionale delle prefiche del Sud Italia. Tra le strofe risuona un ritornello-invocazione:


«Ogni lacrima pesa, 

la processione avanza, 

e il pianto risuona.»


L’azione si svolge come una liturgia civile che espone l’ipocrisia commemorativa: la processione non celebra semplicemente, ma denuncia e chiama alla responsabilità. Partendo dall’immagine pasoliniana del corpo come materia feconda e dalla sua denuncia della spettacolarizzazione del lutto, Un Coccodrillo per Pasolini pone una domanda politica e morale: chi ha diritto di commemorare? Perché celebriamo solo dopo aver emarginato? La performance si inserisce nel progetto pluriennale The Memories of the Crocodile con cui Aceti indaga i rapporti tra lutto, spettacolo e memoria collettiva. Il ciclo comprende: A River of Crocodile Tears, The Home of the Crocodile, The Crocodile’s Lament e The Crocodile’s Flight. Dopo le azioni al MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia e l’installazione-performativa The Crocodile’s Flight (Piazza Tevere, in collaborazione con Museo delle periferie e Tevereterno nell’ambito delle edizioni 024 e 025 di IPER festival) questa nuova tappa romana approfondisce il rapporto fra fiume, simbolo e resistenza, trasformando il Tevere in luogo di lacrime, di memoria e di rigenerazione.


Lanfranco Aceti è artista, curatore e studioso attivo nei territori della performance, dellinstallazione pubblica e della ricerca critica. Ha esposto e realizzato progetti per istituzioni internazionali, tra cui la Biennale di Venezia (2001, a cura di Harald Szeemann), la Biennale di Architettura di Venezia (2021, a cura di Alessandro Melis e Hashim Sarkis) e il Museum of Fine Arts di Boston. Le sue pratiche indagano i nodi tra estetica, politica e memoria collettiva. Nel 2026 sarà artista/curatore di padiglione alla Gwangju Biennale e alla Triennale di Architettura di Sharjah.

 

Sabato 1° novembre 

Auditorium MACRO, via Nizza 138

 

ore 18

Circostanza Pasolini Yekatit 12

Giulia Fiocca, Morteza Khaleghi, Lorenzo Romito (Stalker) e Unione delle Comunità Etiopiche APS presentano il video Circostanza Pasolini Yekatit 12. Non si piange su una città coloniale, scene da un film mai realizzato sulle memorie africanepassate e future, a Roma.


Un progetto di Stalker per il Museo delle Periferie con AMM, Archivio Memorie Migranti, Mad’O, Museo dell’Atto di Ospitalità a Spin Time, Collettivo Razza Partigiana, Federazione delle Resistenze (RIC, RAM Arbegnouc Urbani e Wu Ming 2), Women Crossing. Il video documenta "Circostanza Pasolini" un progetto di azione pubblica che ha messo in scena questioni sociali e culturali, come la questione coloniale, attraverso un percorso di ricerca basato sul ritrovamento di materiali inediti di Pasolini, prendendo le mosse dalla prossimità tra il monumento ai caduti di Dogali a piazza dei Cinquecento e il bar Gambrinus, dove Pier Paolo Pasolini incontrò Pelosi ed ebbe inizio l’oscura notte dell’omicidio del poeta. Prossimità che diventa punto di inizio di una tessitura tra l’Africa, il colonialismo italiano e l’abitare migrante a Roma. Pier Paolo Pasolini - tra i pochi intellettuali italiani ad affrontare la questione coloniale - ha collegato in una prospettiva d’insieme il mondo delle borgate e l’Africa post-coloniale.



Stalker è un soggetto collettivo nato nel 1995, che compie ricerche e azioni sul territorio con particolare attenzione alle realtà di margine, territori in abbandono e in trasformazione chiamati “Territori Attuali”. La modalità di intervento proposta da Stalker è sperimentale, fondata su pratiche spaziali esplorative, di ascolto, relazionali, conviviali e di progettazione collaborativa, attivate da dispositivi di interazione creativa con l’ambiente investigato, con gli abitanti e con gli archivi della memoria. Negli ultimi anni, Stalker ha aperto lo spazio NoWorking(2016), promuove la Scuola di Urbanesimo Nomade (2017), è parte del Forum Territoriale Parco delle Energie e ha attivato Mad’O (Museo dell’Atto di Ospitalità) presso Spin Time Labs (2020). Docenze: modulo nel Master in Environmental Humanities, Università Roma Tre e corso di Arte Pubblica, NABA, Nuova Accademia di Belle Arti - Campus di Roma. Stalker coordina il gruppo di lavoro su Roma nella mostra “Agency for Better Living” al Padiglione Austria alla Biennale di Architettura di Venezia 2025 di cui Lorenzo Romito è co curatore.

 


Domenica 2 novembre 

Quadraro


Sbandierata a Pasolini
 

dalle ore 11 installazione di bandiere su Pasolini e dalle 16 sfilata nelle strade del quartiere a cura di Spazio Y

L’orario e il percorso della sfilata verranno resi noti nelle settimane che precedono l’evento.

A cinquant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, la sua figura continua a essere celebrata e discussa, spesso riletta rischiando di cadere in una semplificazione iconica. Il progetto che SpazioY presenta nell’ambito del programma dell’evento Piangiamo Pasolini a cura del Museo delle Periferie - Azienda Speciale Palaexpo cerca di restituire non il Pasolini intellettuale e canonizzato, ma la persona, quella che amava mescolarsi alla vita delle periferie. L’idea del progetto, infatti, nasce dalla suggestione di una bancarella di bandiere presente al Quadraro — soglia temporale dove il passato non è sepolto, ma ancora ostinatamente presente — e dall’incontro con Ernesto, personaggio dai tratti pasoliniani che da sempre la custodisce, memoria vivente di un tempo e di una cultura che resistono ai margini della città contemporanea. È in questo scenario che tornano alla mente i versi di Pasolini in Le belle bandiere, dove il poeta narra le periferie, i venditori ambulanti, il brulicare di vite minute: allegorie che risuonano come echi e richiamano quella «santità del popolo» che Pasolini scorgeva negli umili e nei dimenticati. Da quelle immagini e dalle insegne calcistiche, arcobaleno e popolari della bancarella del Quadraro prende forma l’idea delle bandiere di “Sbandierata a Pasolini” che verranno portate nelle vie del quartiere: stampate con le memorie delle periferie del Dopoguerra, con le parole di chi incrociò Pasolini per strada, e con le voci di chi, senza averlo conosciuto, oggi lo immagina ancora tra noi, capace di anticipare il nostro presente. È un progetto che restituisce un “Pasolini minore” e prende forma in bandiere bianche che sfilano una dopo l’altra nello spazio pubblico come atto di memoria e di presenza, evocando l’estetica dei titoli di coda dei suoi film: là dove comparivano i nomi degli interpreti, qui emergono parole e frasi.Il progetto si concretizza nell’installazione delle bandiere, visibili nella loro dimensione silenziosa per l’intera giornata, per poi culminare in una sbandierata: una processione laica tra le vie del quartiere che traccia i contorni di un Pasolini umano e imprevisto, dei luoghi che attraversava e di un Pasolini immaginato.



Spazio Y è una pratica di ricerca e sperimentazione nel campo dell’arte contemporanea. Attivo dal 2014 e radicatonel quartiere romano del Quadraro. Figura nella Mappa della Roma contemporanea dell’Accademia di Francia a Roma (Villa Medici, 2024 con l’intento) e già nel 2019 entra a far parte dei Luoghi del Contemporaneo, progetto della Direzione generale Creatività contemporanea del Ministero della cultura per la mappatura e la promozione della rete dei luoghi dell’arte contemporanea in Italia. Nel 2016 viene inserito nel progetto THE INDIPENDENT del MAXXI, piattaforma online che mappa le realtà indipendenti più interessanti attive sul territorio nazionale e internazionale. Nel 2018 è presente alla dodicesima edizione della biennale Manifesta a Palermo, all’interno del progetto Border Crossing. Nel 2016 partecipa alla prima edizione di NESXT, fiera torinese dedicata alla produzione artistica e culturale indipendente, nazionale e internazionale. Spazio Y ha sede all’interno dello studio d’arte OFF1C1NA (via dei Juvenci, 11).

Paolo Assenza, diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove è tra gli altri allievi dello storico dell’arte Alberto Boatto, si forma negli anni ‘90 a contatto con la scena artistico culturale romana, tra cui lo storico Gruppo Uno e della Scuola Romana di Via degli Ausoni a San Lorenzo. Nel 2016 entra a far parte degli artisti del Castello di Rivara diretto da Franz Paludetto. Nel 2014 è tra i fondatori di Spazio Y, progetto sperimentale e indipendente di Arte Contemporanea.

 

Martedì 4 novembre 

Quarticciolo

 

Ma vada al Quarticciolo!

ore 14

Azione urbana con installazione 

ore 18

Proiezione video ed incontri a Piazza del Quarticciolo

 

a cura di Francesco Careri (Stalker / Roma Tre) in collaborazione con Quarticciolo Ribelle e il Laboratorio di Progettazione Architettura e Comunità Emergenti, Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre.



Ma vada al Quarticciolo

e si spieghi perché i ragazzi prendano quegli atteggiamenti,

portino i capelli lunghi, si mascherino anch’essi e si travestano.

Non è possibile che quei ragazzi siano in polemica con i loro padri,

che fanno i muratori, i manovali, gli spazzini.

Evidentemente la molla del fenomeno qui è l’imitazione.

Una forma infima di bovarismo,

che sta dilagando nelle periferie e nel mondo operaio.

(da Massimo Conti, Il futuro è già finito. Intervista a Pasolini, Panorama, 8 marzo 1973)

 

A partire dalle parole di Pier Paolo Pasolini, nel quadro delle manifestazioni promosse in occasione dell’anniversario della sua morte dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, Francesco Careri propone una riflessione sulla condiziona giovanile al Quarticciolo in un momento storico in cui il quartiere è al centro di progetti, polemiche e riflessioni che coinvolgono l’intera città. Il progetto, un workshop di tipo ludico-costruttivo e con un intento didattico-partecipativo, vuole coinvolgere le diverse generazioni che abitano il quartiere, da chi nel 1975 aveva i capelli lunghi e oggi ha forse i capelli bianchi, ai ventenni di oggi che forse ancora vivono una condizione di conflitto e discriminazione, ma anche di lotta per un futuro diverso. Dal 30 ottobre al 4 novembre gli studenti e le studentesse del Laboratorio di Progettazione Architettura e Comunità Emergenti, che saranno presenti nel quartiere per tutto il primo semestre come luogo di studio e di sperimentazione progettuale partecipata, attraverseranno il quartiere cercando risposte alle parole di Pasolini sui “capelloni” del Quarticciolo. In particolare, si andranno a cercare le persone che avevano vent’anni negli Anni Sessanta-Settanta, per commentare le parole di Pasolini, per ricordare luoghi e momenti di quegli anni, per rispondere a Pasolini sui motivi per cui era importante per loro portare i capelli lunghi e omologarsi ai ragazzi borghesi del centro di Roma. L’idea è di far scrivere agli ex-capelloni del Quarticciolo un messaggio a Pasolini e di girare un breve video in cui loro lo rileggono indossando delle parrucche.

Francesco Careri è architetto, co-fondatore del laboratorio Stalker e Professore Associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre, dove è co-direttore del Master Studi del Territorio / Environmental Humanities e titolare dei corsi di Teoria dell’architettura, del Laboratorio di progettazione architettura e comunità emergenti e del corso itinerante Arti Civiche, basato sul camminare ed esplorare le zone suburbane in trasformazione. È responsabile scientifico del Laboratorio di Città Corviale e del Laboratorio CIRCO.



Foto cover: Mauro Maugliani © Cosa sono le nuvole