Lanfranco Aceti | Preferring Sinking to Surrender, Part II
Piazza del Campidoglio, Roma
23 maggio 2021
nell'ambito di XVII Biennale di Architettura di Venezia e Iper - Festival delle periferie
Preferring Sinking to Surrender è un'opera che si compone di dieci sezioni (Tools for Catching Clouds; Preferring Sinking to Surrender, Part I; Preferring Sinking to Surrender, Part II; Sacred Waters; Le Schiavone; Orthós; Seven Veils; Signs; Rehearsal; and The Ending of the End).
La ricerca è stata svolta durante il soggiorno di Aceti alla MIT di Boston, successivamente presentata alla XVII Biennale di Architettura di Venezia per il Padiglione Italia "Resilient Communities" e poi realizzata a Roma grazie al supporto curatoriale e organizzativo del Museo delle periferie.
Preferring Sinking to Surrender, Part II, la performance realizzata in Piazza del Campidoglio a Roma, esplora la relazione tra l'individuo, il potere, i valori del matriarcato e il disfacimento delle democrazie nelle società occidentali contemporanee. L’approccio dell’artista si basa su una comprensione del sociale che è fatto di relazioni personali prive, perché matriarcali, delle tassonomie divisive di genere, razza e classe che appartengono invece alle società patriarcali. Le opere d'arte chiedono allo spettatore di confrontarsi con limiti e responsabilità nella partecipazione alla politica del consumo capace di divorare tutto ciò che esiste ed è sacro.
Preferring Sinking to Surrender ripropone i resti antropologici e archeologici di una Dea pre-romana, la Grande Madre Nera Mediterranea o Magna Mater che è presente in Campidoglio sotto le vesti della Dea Roma, come punto di partenza da cui iniziare a svincolare le forze sociali del matriarcato dalla schiavitù del capitalismo patriarcale e dei suoi sostenitori.L’apparente innocuità della performance, senza grida o dichiarazioni di alcun genere, lascia una traccia apparentemente invisibile che l’artista porta alla luce, quasi come fosse una antropologia archeologica del recente passato, per porla in contrasto con la struttura architettonica della piazza michelangiolesca.
Improvvisamente ci si ritrova con la periferia che attraversa il centro del potere con una bandiera bianca, che lascia delle tracce rosa e che sfida l’ordine costituito attraverso il silenzioso percorso della performer. È il corpo della performer che incarna e si ispira a valori alternativi, che hanno sfidato nella vita recente e per millenni l’avvicendarsi di istituzioni e dei loro tentativi di omologazione delle diversità delle periferie italiane. La resistenza diventa nell’opera di Aceti un modus vivendi di coloro che sono stati resi periferici e che attraversando lo spazio pubblico del centro del potere rendono visibile attraverso la dirompente semplicità dei loro passi la millenaria storia di ferma e costante opposizione agli abusi dell’uomo.